Starace: niente panico
In una situazione complessa è fondamentale rimanere con i piedi per terra. Il presidente della sezione Veicoli Industriali di Unrae invita a spostare lo sguardo alle nuove opportunità
Già nel secondo semestre 2024 il mercato dei veicoli over 3,5 tonnellate aveva cominciato a frenare. Le cose non sono migliorate nei primi tre mesi del 2025, anzi: 7.102 unità indicano un 9,3 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Del resto da sempre c’è un rapporto diretto tra immatricolazioni e produzione industriale, messa a dura prova dal clima di incertezza creatosi con i conflitti bellici a cui si sono aggiunti quelli commerciali. Tema caldo degli ultimi giorni sono i dazi introdotti da Donald Trump che stanno affossando le borse di tutto il mondo. Su questo, e molto altro, ci siamo confrontati con Paolo A.Starace, presidente della sezione Veicoli Industriali di Unrae.
Un aggettivo per questo inizio d’anno?
«Ne sceglierei due: adagio e moderato. Sono mutuati dalla terminologia musicale e, insieme a largo, definiscono l’andamento lento. Credo siano aggettivi che ben definiscono il perimetro nel quale ci muoviamo oggi».
La situazione geopolitica è complessa, come impatta sull’autotrasporto?
«Il contesto geopolitico rimane estremamente complicato. Ai conflitti armati, assolutamente devastanti, si sono aggiunti quelli commerciali. Trump introducendo i dazi ha dato avvio a una nuova guerra eppure, come gli economisti ci in- segnano, gli effetti non si ripercuotono positiva- mente né su chi li impone, né su chi li subisce, sono un boomerang. Mai come in queste situazioni, difficili e in veloce evoluzione, è fondamentale non farsi prendere dal panico e, questa è una mia opinione personale, non scendere a compromessi. Non trovo una giustificazione, dal punto di vista personale come da quello degli affari, ai comportamenti di molti oligarchi economici che avvallano le scelte del presidente americano per restare ancorati a rendite di posizione incomprensibili se commisurate alle immense ricchezze personali di cui dispongono. Ci troviamo di fronte a una medaglia a due facce. Da una parte ci sono gli aspetti negativi del primo momento: siamo impreparati, spiazzati anche di fronte alla spettacolarizzazione di alcune scelte. Dall’altra vediamo la scossa che serviva all’Europa per fare un passo che è mancato negli ultimi anni. Un passo che va in una duplice direzione: far convergere gli Stati Membri verso un unico interesse, che deve essere quello europeo - da soli non andiamo da nessuna parte, siamo troppo piccoli – e, elemento importantissimo, riportare al suo interno produzioni strategiche. Se riusciamo a vedere tutto ciò che sta succedendo come un’opportunità per i cittadini europei e remiamo in un’unica direzione possiamo dare vita a qualcosa di straordinario per l’Europa e i singoli Stati Membri. Possiamo diventare anche noi un interlocutore forte, con capacità negoziale nei confronti delle grandi potenze (Usa ma non solo), e possiamo mettere in sicurezza settori strategici dell’industria che sono stati lasciati nelle mani di altre economie. Credo si debba lavorare su questi fondamentali. Siamo indietro? Sì. Ci vorrà uno sforzo? Certamente, ma vale la pena farlo. Fino ad ora non abbiamo avuto la necessità di pensare a un rimodellamento della nostra posizione, negli ultimi 80 anni abbiamo beneficiato della protezione armata americana ma è un capitolo chiuso, lo hanno ben evidenziato le chat rese pubbliche lo scorso marzo. L’Europa si deve attrezzare per cominciare a camminare sulle sue gambe. Il tema riguarda ovviamente anche il nostro settore che ha una presa diretta con la produzione industriale, da 20 mesi con il segno negativo in Italia. L’autotrasporto tutto sommato ha mantenuto dei livelli stabili. I dazi avranno sicuramente delle ripercussioni ma non dimentichiamo che il nostro primo mercato di sbocco è la Germania. Se poi riusciamo, come già detto, a riportare in Europa alcune produzioni strategiche creando posti di lavoro, ne avremo un vantaggio. L’autotrasporto può avere ragion d’essere all’interno di un’Unione Europea più forte, meno dipendente dagli Stati Uniti».
Cosa ne pensa dell’Automotive Action Plan presentato a marzo?
«Un punto interessante è che il piano non ha riferimenti precisi rispetto al veicolo industriale, si limita ad auto e van per ragioni a me sconosciute. Si parla di un settore vitale, si fa riferimento al suo impatto su Pil e posti di lavoro ma in tutto questo perimetro non è compreso il mondo truck per il quale, al momento, tutto è confermato rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione e alle loro tempistiche stringenti. A livello nazionale, invece, abbiamo avuto una sorpresa. Durante il Question Time al Senato, lo scorso 3 aprile, il Ministro Matteo Salvini si è esposto con le associazioni di categoria annunciando una misura straordinaria di circa 600 milioni di euro per il rinnovo del parco veicolare dell’autotrasporto, improntata al principio della neutralità tecnologica. L’auspicio è che la misura possa essere approvata in tempi brevi, così da dare un forte segnale di attenzione e programmazione pluriennale alle imprese. Ci auguriamo che non sia un’altra bolla di sapone».
Stime per il 2025?
«Nei primi tre mesi dell’anno il mercato dei pesanti si è fermato a 7.102 unità (di cui 6.081 sopra le 16,0 tonnellate) con un -9,3 per cento rispetto al primo trimestre 2024, il quale bisogna ricordarlo era stato influenzato dalla corsa alle immatrico- lazioni in seguito alla deroga per il Regolamento UE 2019/2144 e s.m.i. (General Safety Regulation da ora GSR), entrato in vigore il 7 luglio scorso. Confrontato l’andamento dei primi mesi con quello del secondo semestre vediamo comunque un calo, coerentemente con quello che stava già accadendo. Se si continuerà di questo passo ci aspettiamo una flessione, nell’anno, del 15 per cento, con 21.000 unità over 16 tonnellate rispetto alle 24.500 del 2024. Ovviamente ci sono fattori che vanno a influenzare in modo rilevante l’andamento del mercato, vedi i 600 milioni di euro, ma in questo momento le cose stanno così. Da segnalare che nei primi tre mesi dell’anno c’è stata una piccola ripresa del settore del Gnl e, soprattutto, un interesse crescente per gli elettrici: 213 le immatricolazioni di over 3,5 tonnellate a batteria. Qualcosa si muove. Se cominciamo ad avere truck elettrici che circolano su strada cresceranno anche gli investimenti sulla rete di ricarica. È un circolo virtuoso».
Parola d’ordine per il 2025?
«Ne darei anche in questo caso due: forza e coraggio. Nei momenti complicati bisogna stare con i piedi per terra».
Come immagina le strade dell’Europa al 2035?
«Ho in mente scene da film futuristici dove si vedono grandi strade senza traffico, sicure, veicoli con passeggeri intenti in attività diverse dalla guida. Le smart road stanno diventando realtà e le auto sono sempre più connesse, tecnologiche, in grado di aggiornarsi over the air. Immagini che qualche anno fa ci sembravano fantascienza sono diventate realtà. Su queste strade ci saranno anche veicoli sempre più eco-friendly elettrici, bi-fuel, o che sfrutteranno tecnologie che oggi possiamo solo immaginare. Sarà la chiusura del cerchio».