“Shipping” VI edizione fa centro con la geopoliticaMai tema fu di così scottante attualità, gli organizzatori puntano al sold out tra il 9 e l’11 marzo. E il programma è ricchissimo





In presenza o in remoto, gli argomenti di Shipping, Forwarding&Logistics meet Industry puntano ad attrare tutto il mondo della logistica. E OITAF presenta il Libro Bianco ATP. Un programma denso e di grande interesse e attualità, come tutto quello delle conferenze dell’evento, promosso da Confetra, ALSEA e The International Propeller Clubs, è in programma il 9, 10 e 11 marzo presso il Centro Conferenze di Assolombarda da cui verrà anche trasmesso in live streaming.

Nel giro di un anno le prospettive geopolitiche e geoeconomiche mondiali sono passate da un mood di grandi aspettative (i Nuovi Anni Ruggenti) a uno di sospensione e di rischio crescente (i Nuovi Anni 30). Entrambe le previsioni sono forse esagerate, quel che è certo è che oggi il mondo è già diverso in molti aspetti da un anno fa. Leggendo le prime pagine dei giornali si percepisce confusione e ansia, come se si stesse facendo strada la consapevolezza che la lunga vacanza che il nostro Paese si è preso dall’attenzione verso la situazione internazionale stia rapidamente volgendo al termine. 

(descrizione)È significativo che più che dalla politica, la spinta a recuperare questa attenzione venga dalla logistica. Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry, l’appuntamento annuale dedicato all’incontro tra il mondo della logistica, delle spedizioni, dei trasporti, e il mondo dell’economia produttiva italiana, ha dedicato fin dalla sua nascita una parte rilevante dei suoi contenuti a geopolitica e geoeconomia. Quest’anno la conferenza dedicata a questi temi apre il pomeriggio della prima giornata, 9 marzo, offrendo una visione delle tendenze di quello che sembra ormai un panorama caratterizzato dal confronto tra grandi potenze per poi focalizzarsi sul ruolo dell’Italia. 

 

Dove stiamo andando

L’obiettivo è cercare di comprendere le possibili traiettorie del mondo. La geopolitica e la geoeconomia non sono solo discipline descrittive ma la loro utilità sta nel grado di predittività che riescono a garantire le loro analisi. Come afferma Federico Petroni, analista di Limes, uno dei (descrizione)relatori di punta della sessione “L’analista geopolitico non s’interessa di qualunque tipo di futuro. Quello su cui perde notti e diottrie riguarda la traiettoria delle collettività, l’esito delle loro competizioni, le possibilità che si scontrino nella più violenta e diffusa delle attività umane, la guerra. Fra le sue ossessioni del tempo presente rientrano: quanto durerà l’egemonia degli Stati Uniti? Può l’America conciliare l’impossibilità di stare ferma che la porta ad auto logorarsi in guerre inutili con la necessità di adottare un atteggiamento imperiale più maturo? Che effetto avrà il suo crescente disinteresse ad arginare il caos in Eurasia? Fra Pechino e Washington sarà guerra? La prima sarà in grado di sfidare la seconda senza ripiegarsi su sé stessa e sulle sue enormi incongruenze interne? Quanto sono propensi i cinesi alla violenza? La Russia esisterà in questa forma tra una generazione? Può la Germania tornare nella storia, ossia grande potenza? Come può l’Italia difendersi da (e se possibile invertire) una perdita di controllo sui propri confini che la rende sempre meno soggetto e sempre più oggetto manipolabile?”

 

Gli stelloni di Europa e Cina

Si parte quindi con un’analisi dell’atteggiamento italiano verso la politica estera, oltre quello intrattenuto dalle cosiddette élite, per poi allargare il discorso al confronto tra grandi potenze. In primo piano c’è il tentativo tutto italiano di surrogare l’incapacità di assumersi responsabilità e oneri facendo appello all’Europa, di cui vengono esposte effettive possibilità ma anche le velleità. Fondamentalmente si ha quello che si paga, e non sembra che l’Europa voglia “spendere” per guadagnare la vagheggiata “autonomia strategica”, o meglio i singoli Stati membri non vogliono farlo, il che è lo stesso.

Stringendo lo sguardo sul cortile di casa, gli ultimi dieci anni hanno dato un colpo definitivo alla visione del Mediterraneo (almeno quello centrale) come “affare italiano”. Ora si tratta di tornare alle basi, cercando almeno di recuperare influenza nel bacino occidentale.

La sessione si chiude con un focus sulla sfida a lungo termine più cruciale per l’Italia e per l’Europa: la Cina. Secondo i sondaggi, gli italiani percepiscono ormai la Cina come il più importante fattore perturbativo dell’ordine mondiale. Viene così esposta la penetrazione economica (e l‘inizio di quella militare) in Africa, che dovrebbe essere il punto focale dell’azione europea, il cui tardivo stanziamento di una ventina di miliardi la dice lunga. Sono invece cose di casa nostra la caccia che la Cina ha lanciato per intercettare le competenze ed il know-how italiano. Sul piano dell’acquisizione di aziende, ci si è spostati sulle università e i centri di ricerca, anche per beneficiare di rimbalzo dei programmi di ricerca europei. 

Ma non è tutto.

 

(descrizione)Il long-covid economico, tra inflazione industriale, scarsità e congestione

A due anni esatti dal primo lockdown in Italia Shipping Forwarding&Logistics meet Industry esamina alcuni dei cambiamenti portati dalla pandemia al settore industriale e logistico cercando di capire se alcuni fenomeni rappresentano una transizione o un cambiamento strutturale. Molti si sono esercitati a immaginare le conseguenze sull’economia e sulla logistica, alcune previsioni come l’aumento delle consegne a domicilio anche dopo la fase acuta si sono avverate, altre, come l’aumento dell’automazione, stanno avvenendo lentamente anche se per motivazioni diverse da quelle prospettate. Non si tratta di ridurre l’interazione delle persone, ma di tentare di sostituire la manodopera che non si trova.

 

Meno prodotti più inflazione

Altro fatto imprevisto è la crisi di fornitura nelle supply chain, con conseguenze scarsità di prodotti e aumento dei prezzi. In altri casi la crisi pandemica ha portato all’esplosione di settori da tempo instabili come il sistema mondiale dello shipping. Quali di questi fenomeni resteranno anche nel medio periodo, passando da un long-covid economico ad un cambiamento strutturale, è tema dibattuto. Nella sessione dedicata interverranno esperti ed esponenti degli attori principali dell’economia produttiva e della logistica, che affronteranno alcuni dei temi chiave. Si parlerà di noli e congestioni marittime con (descrizione)Alessandro Panaro, Head of Maritime & Energy Department, SRMaumento del costo dell’energia con Roberto Bianchini, Partner, REF Ricercheeffetti a breve e medio termine della crisi pandemica sull’economia italiana con Ciro Rapacciuolo, Senior Economist, Centro Studi Confindustriabackshoring e reshoring con Francesco Stefanelli, M&A Professional, Deloitte M&A US e Luciano Fratocchi, Docente, Università degli Studi dell’Aquila.  

E ancora, di andamento dello shipping non-containerizzato, scarsità di componenti elettronici e di carta di qualità ma anche da imballo. Verranno proposte alcune possibili soluzioni prospettiche, da parte tra gli altri di Alfredo Scalisi, Executive Director di Contship Italia, Vitantonio Altobello, Segretario Generale di AIRI (la ricerca industriale italiana), Roberto Alberti, Coordinatore della Commissione Internazionalizzazione di Confetra, Luca Sisto, Direttore Generale di Confitarma e Marco Mastropasqua, Senior Counsel di BonelliErede. 

 

Industria, commercio e logistica: il Nord Ovest driver del Paese

Nonostante questo ricchissimo contesto, il programma dell’evento offre altro, strizzando l’occhio al Nord-Ovest, ospitando il prossimo 10 marzo, il convegno Industria, commercio e logistica: il Nord Ovest driver del Paese. La sessione, organizzata da ALSEA, coinvolge il mondo logistico produttivo e la politica: saranno presenti gli Assessori ai trasporti Terzi e Gabusi delle Regioni Lombardia e Piemonte.

Dagli anni ’70 a oggi il prodotto interno lordo è ancora leader nel Paese, anche se l’industria pesante concentrata nei capoluoghi delle tre regioni non c’è più. Si è invece passati da una struttura basata su poli integrati al proprio interno a una basata su vaste aree produttive, molto più interconnesse tra di loro. Per questo la logistica e le infrastrutture sono diventate fondamentali per lo sviluppo. E proprio sulle infrastrutture e sui servizi alla logistica paradossalmente il Nord-Ovest va in difficoltà.

(descrizione)“Dal Nord Ovest è partito il boom economico del dopoguerra e da qui lanciamo un appello all’unitarietà per risolvere le criticità infrastrutturali e burocratiche che frenano l’economia nazionale. - Afferma Betty Schiavoni, Presidente di Alsea - Industria, Commercio, artigianato, politica e mondo della logistica e dei trasporti devono lavorare insieme per colmare il gap logistico che l’Italia presenta nei confronti dei principali competitors globali. La logistica non è solo di chi la fa ma è un patrimonio indispensabile di un Paese, di cui ne determina le fortune nel mondo sempre più globalizzato di oggi.”

Il convegno è moderato da Maria Pia Giannetta, Redattrice di Telelombardia e ospiterà gli interventi introduttivi e di scenario di Alessandro Fidato, Presidente Gruppo Trasporti, logistica e infrastrutture di Assolombarda, Riccardo Garosci, Vicepresidente  Confcommercio Milano e Presidente di AICE, Marco Accornero, Segretario generale di Unione Artigiani, Antonello Fontanili, Direttore di  Uniontrasporti. 

La seconda parte della sessione si incentra sula tavola rotonda cui partecipano Betty Schiavoni, presidente di ALSEA, Alessandro Pitto, Presidente Spediporto, Ivana Cecconi, Presidente Apsaci e gli assessori ai trasporti di Lombardia e Piemonte.