Prova su strada Volkswagen Crafter 35 2.0 TDI 140 CV E6E

Crafter torna sul percorso test di Vie&Trasporti pochi giorni prima dell’arrivo sul mercato del suo alter ego Man, il TgE. Lo fa portando in dote le notevoli migliorie a livello degli arredi interni che Volkswagen ha sì mutuato da alcune proprie vetture, ma senza esagerare troppo con la digitalizzazione. Tolte queste novità, resta il Crafter di sempre, ossia un veicolo dalla qualità elevata che fa però il paio con un prezzo d’acquisto anch’esso di fascia alta, mediamente 10mila euro al di sopra di un Fiat Ducato dalle caratteristiche omo- loghe. Tutto ciò in un settore, questo dei big van dai 35 quintali in su, affollatissimo di proposte, ora provenienti anche dai Paesi asiatici. Crafter però ha dalla sua la cura estrema degli assemblaggi, la totale assenza di scricchiolii e una silenziosità interna invidiabile. Proposto sempre sia con trazione anteriore, sia con quella posteriore su ponte gemellato e con l’integrale 4Motion, Crafter viene in prova nella versione turbodiesel monoturbina trazione anteriore da 140 Cv, quella d’ingresso, offerta anche con il cambio automatico a otto rapporti (come in questo caso), già proposto nelle edizioni precedenti ma ora con comando non più meccanico, bensì elettronico via una leva an- corata al versante destro del piantone di sterzo, come fa da anni Mercedes-Benz. Una scelta che potrebbe liberare spazio maggiore in cabina, se solo venisse eliminata la cuspide centrale della plancia, dove di solito c’è la cloche della scatola manuale. 

Alla guida 

Nessun guizzo lato consumi. La nuova classe Euro nonché la possibilità di usare biocarburanti come l’ottimo Hvo 100 non sembrano portare particolari benefici sul fronte dei dispendi, che lo piazzano nel gruppone centrale dei concor- renti, fin qui provati, tutti quasi ex aequo alle spalle dei due outsider Ford Transit e Fiat Ducato. Alla fine del test, il Crafter ferma gli stru- menti a 9,80 chilometri/litro, percorsi alla media oraria di quasi 46 all’ora, con consumi di urea importanti - alla soglia dell’11,5 per cento - che confermano quanto fatto segnare a suo tempo dal fratellastro Man TgE prima generazione, equipaggiato col medesimo propulsore da 140 cavalli ma in salsa Euro 6b. Buona la risposta del motore e fluide le cambiate della scatola automatica giapponese a otto rapporti, che forse latita un po’ sul ‘pronti, via!’ a pieno carico. Ottime sia la tenuta di strada - probabilmente una delle migliori - sia la frenata, che fa affidamento solo su dischi. Quanto agli Adas, beh ci sono proprio tutti. 

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In cabina

Qui è dove s’è lavorato di più, con risultati decisamente ottimi. Si porta a bordo il digitale, che verrà ancora più utile con l’arrivo della nuova versione elettrica, ma lo si fa senza strafare, anche se una manopola fisica per la climatizzazione sarebbe stata apprezzata da chi col furgone ci lavora. Che apprezzerà invece il vo- lante con comandi remoti a pressione, molto più affidabili e facili da usare - soprattutto indossando guanti da lavoro - rispetto a quelli a sfioramento, più adatti alle autovetture. Il nuovo Digital Cockpit Pro e il display tattile centrale di serie da 10,4 pollici facente parte del sistema d’infotainment offrono numerose funzioni per rendere ancora più piacevole il viaggio verso la destinazione successiva. Il cluster digitale può essere lasciato nel layout standard, con il contagiri tondo da un lato e il tachimetro di egual foggia dall’altro, oppure potete sbizzarrirvi a personalizzarlo, mettendo anche come suo sfondo la mappa del navigatore. Pigiando i tasti presenti sulle razze, si possono visualizzare i consumi, temperature dei fluidi, livello dell’AdBlue, settare l’audio, telefonare oppure richiamare una bussola, nel caso ‘la retta via venga smarrita’. Buona sia l’illuminazione interna della cabina, garantita da plafoniere a led, sia l’escursione del sedile di guida, se poi si ha la fortuna di avere montato a bordo il sedile con regolazione meccanica del molleggio Isri ErgoActive, dotato anche di sistema mas- saggiante, beh allora la differenza tra il Crafter e una delle lussuose berline Audi del gruppo è pressoché azzerata. Di serie il sistema keyless

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Linea esterna 

Fuori non cambia nulla, sennonché́ arrivano i gruppi ottici anteriori a led, venduti a 1.111 euro extra. Dietro invece resta la fanaleria a incandescenza. Sopra le porte posteriori c’è il plinto dove s’inserisce una re-trocamera abbastanza sporgente, collegata al tablet in plancia. 

Vano di carico 

Di forma regolare, non offre l’imperiale nella parte sopra la cabina di guida. Sono dieci gli anelli d’ancoraggio del carico e tutti solo a pavimento. A incandescenza via due plafoniere e un po’ bassa l’illuminazione interna. 

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La meccanica 

Qualsiasi motore, purché 2 litri. Questa la filosofia Volkswagen, che offre il quattro in linea corsa lunga nel caso alimentato da un solo turbocompressore, sufficiente in questa taratura da 140 Cv, dotata di sistema stop/start. Rispetto allo step Euro6 precedente, sale di 10Nm la coppia e cambiano le curve di erogazione, anche della potenza. Montato trasversalmente, è abbinato qui a un cambio automatico molto compatto fir- mato dalla giapponese Aisin, che implica 2.670 euro di spesa in più rispetto al manuale. Lo si può anche utilizzare in modo sequenziale agendo sulle alette localizzate dietro al volante: l’elettronica avrà però sempre la meglio. Crafter monta una batteria 12 Volt da 70 Ampèrora ricaricata via un alternatore da 140 Ampère e localizzata nel gradino porta del lato conducente. A chi vuole più birra, la Casa di Wolfsburg offre anche una versione da 163 Cv e una da 177. Ma questa è un’altra storia.