Ho l'età eccomeL’Osservatorio Continental sottolinea una drammatica realtà: in Italia solo un terzo del circolante ha meno di dieci anni






Continental continua la sua analisi del comparto del trasporto merci su strada indagando i macro trend che guidano l’evoluzione del settore durante l’emergenza sanitaria. Oggi l’osservatorio analizza la vetusta del parco stradale, anche in relazione al blocco degli acquisti determinato dalla pandemia, che certamente ha rallentato il ciclo di refresh del circolante.

 

(descrizione)Tanti con la stampella

La fascia di anzianità maggiormente rappresentata all’interno dell’immatricolato di mezzi pesanti per il trasporto merci è quella da 10 a 15 anni (18,9%), seguita dai 15-20 anni (17,9%) e 20-30 anni (15,7%). Anche se risulta ancora basso il dato relativo agli autocarri nuovi di massimo 1 anno, che sono solo il 3,3% del parco circolante, è da sottolineare il fatto che il 33,1% del totale sia rappresentato da veicoli di massimo 10 anni. 

I veicoli che hanno più di trent’anni rappresentano il 14,2%, con le conseguenze prevedibili in termini di impatto ambientale e sicurezza. La maggior quota di veicoli di oltre 40 anni si ritrovano in Sicilia e Calabria (entrambe al 9,5%). Quest’ultima è anche la regione con la maggiore presenza di mezzi di 30-40 anni (18,2%).

 

(descrizione)I più nuovi al nord

Le percentuali più alte di mezzi nuovi (da 0 a 2 anni) si registrano invece in Valle D’Aosta e Trentino Alto Adige. Dal 2019 al 2020, cioè gli anni immediatamente successivi alla crisi del 2018 è centrali per il tema pandemia, è leggermente cresciuto il numero di veicoli più recenti (da 0 a 5 anni, +2,6%), mentre sono calate le fasce intermedie (da 5 a 15 anni, -4,8%). A fronte di ciò il parco comunque invecchia inesorabilmente: in aumento le categorie di veicoli più vecchie, dai 15 anni in poi (+4,6%).

Tra i trattori stradali la fascia di anzianità più rappresentata, fortunatamente, è quella da 2 a 5 anni (22,5%), seguita dal segmento 10-15 anni (19,4%) e da quello 5-10 anni (18,8%). Anche la fascia di età da 15 a 20 anni supera la soglia del 10%, andandosi a collocare a quota 13,6%.

Tra le regioni italiane, ancora in Trentino Alto Adige vi è la maggior penetrazione di trattori stradali nuovi in circolazione con la fascia di età da 0 a 1 anno, che arriva al 12,7%. 

(descrizione)Anche in questo caso, nelle regioni del Sud Italia sono in circolazione i veicoli più vecchi. Nell’ultimo anno la fascia da 40 anni in su è quella che ha fatto registrare una crescita maggiore (+22,2%), a sottolineare l’impossibilità e l’indisponiblità a rottamare questi mezzi, seguita dai 2 a 5 anni (+14,7%) e dai 20-30 (+10,7%). La situazione cambia se si considera il lasso di tempo degli ultimi 5 anni che ha visto crescere le fasce di età più giovani da 1 a 2 anni” e da 2 a 5 anni rispettivamente del 95,2% e del 96,5%.

 

Rimorchiati, stessa storia

Il parco di rimorchi e semirimorchi per il trasporto di merci è popolato per lo più dalla fascia 20-30 anni (20%), seguita da 15-20 anni (17,4%) e da 10-15 anni (14,7%). Agli estremi di questa classificazione si trovano le categorie da 0 a 1 anno e la fascia di 40 e oltre che raccolgono rispettivamente il 2,2% e il 7,4%.

(descrizione)L’ultimo anno mostra una diminuzione del 13,3% delle categorie più recenti da 0 a 2 anni, e un aumento di quelle successive, con un +19% dei veicoli di oltre 40 anni. Se si considera il periodo tra il 2015 e il 2020, si nota l’allargamento della forbice, un calo delle fasce intermedie e una crescita di tutte le altre categorie, soprattutto di quella più vecchia oltre i 40 anni (+171,7%).

Come già visto in precedenza, il parco circolante di rimorchi e semirimorchi è mediamente più giovane nelle regioni del Centro Nord, mentre il Centro Sud si caratterizza per una prevalenza di veicoli più anziani.

 

Tradotto in Euro, la storia non cambia

n merito alla classificazione Euro, l’Osservatorio rileva un’importante presenza di veicoli molto recenti (Euro V ed Euro VI), che corrisponde al 31,8% del totale; ciò nonostante, quelli più vecchi (Euro 0, Euro I ed Euro II) continuano a coprire una quota superiore (33,3%). La preponderanza delle classi ambientali più datate pone l’accento sulla necessità di accelerare il ricambio di questi mezzi con altri più nuovi, sicuri e meno inquinanti.

Nell’ultimo anno gli Euro VI sono cresciuti del 21,5%, e sono diminuite le categorie inferiori. In questa stessa direzione va, più in generale, l’evoluzione del parco circolante degli ultimi anni: dal 2015 al 2020 si sono infatti registrati cali delle categorie Euro 0 - Euro IV, e un aumento dei mezzi Euro V (+4%) ma soprattutto Euro VI (oltre +6%). 

(descrizione)Per quanto riguarda i trattori stradali, le categorie Euro più popolate sono quelle più recenti, e cioè Euro VI (36,5% del parco circolante) ed Euro V (26%), segno che negli ultimi anni è stato fortemente accelerato il ricambio dei mezzi vecchi in circolazione con mezzi nuovi, più sicuri. Se il parco circolante italiano di trattori stradali dimostra di essere composto da una gran parte di veicoli giovani e dotati delle più recenti tecnologie di sicurezza, lo stesso non si può dire per i veicoli esteri che circolano ampiamente sulle nostre strade. Al di là delle considerazioni di natura economica, questo è un ulteriore motivo per puntare sulle aziende di trasporto italiane. 

Considerando l’evoluzione del parco circolante di trattori stradali, si nota che il numero di veicoli Euro VI è notevolmente aumentato anno per anno, registrando un +19,1% tra il 2019 e il 2020 e un +1.187,9 nel periodo tra il 2015 e il 2020. Nei 5 anni la categoria Euro 5 è rimasta piuttosto stabile, salvo decrescere del 3,1% nell’ultimo anno. In generale l’aumento degli Euro VI è avvenuto con la contemporanea diminuzione dei veicoli di categoria Euro inferiore a V, che sono quindi stati sostituiti da veicoli più recenti.

I trattori Euro VI in circolazione superano il 20% in tutte le regioni italiane: se nel Sud Italia si supera tale percentuale, nel Centro e Nord Italia la quota sale oltre 30%, e alcune regioni del Nord registrano numeri superiori al 40%, con la punta di eccellenza del Trentino Alto Adige al 67,9%.